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Venerdì, 31 Marzo 2017 20:56

Bevitori di birra che camminano, l'opera cantiere di Cosimo Argentina

Scritto da Graziano Gala
Cosimo Argentina Cosimo Argentina
 

Mercoledì 5 e Giovedì 6 aprile, una due giorni su Cosimo Argentina all'Università del Salento, nell'ambito di Working Class, il ciclo di seminari su fabbriche, lavoro e nuove scritture organizzato da Pens. Mercoledì 5, si inizia con un intervento di Graziano Gala, Per sempre carnivori: la scrittura di Cosimo Argentina (12:00-14:00, aula Sp2 Edificio Sperimentale Tabacchi). Lo stesso giorno, a intervenire sarà proprio Argentina, con Maschio adulto solitario e altre storie e le letture affidate a Pasquale Santoro (16:00-18:00, presso il Padiglione Chirico dell'ex Monastero degli Olivetani). Giovedì 6, sempre Argentina dialogherà con gli studenti e i partecipanti a partire dal suo romanzo sull'Ilva, Vicolo dell'acciaio (9:00-12:00, aula Sp2 Sperimentale Tabacchi).

 

C’è un tassello mancante, una falla, nel diagramma della scrittura di Cosimo Argentina. Ed è pericoloso che questa falla non si leghi ad un momento qualsiasi dell’opera dello scrittore tarantino, ma alle sue origini. Lettori più e meno affezionati, esperti del settore e neofiti: tutti pensano (e sono invitati a pensare) che la prima orma appartenga a Leonida Ciocri, chiamato nell’anno 1999 a cercare un riscatto sotto tre differenti e fallimentari vesti: militare prima, studente poi e scrittore infine. Il Cadetto, Marsilio editore, premio Kihlgren per l’opera prima: questo recita la bibliografia. Peccato che la cronologia necessiti di un fondamentale aggiornamento.

Nell’anno 1991, presso la tipografia Abicca di Brindisi, un giovane Argentina incrocia i guantoni con l’amico Stefano Caracciolo, autofinanziando un’opera a quattro mani con (per ovvi motivi) limitatissima tiratura. Si potrebbe semplicemente bollare lo scritto come un’esperienza giovanile e se ne potrebbero evidenziare le differenze di respiro rispetto alla successiva produzione del tarantino; si potrebbe perfino citare lo pseudonimo utilizzato dall’autore, quel Cosmo che il lettore ritroverà ad anni di distanza in un altro romanzo[1]: ma tutta questa operazione rappresenterebbe un torto o un bluff. Bevitori di birra che camminano incarna infatti la prima radice, il diario intimo e la bozza di una produzione che troverà sviluppo nel successivo ventennio: possiamo sostenere senza timore di smentita che in centosedici pagine è riscontrabile in nuce la quasi totalità delle tematiche affrontate dal Nostro.

Basterà l’introduzione ad illuminare il lettore: in una densità soffocante, i capolavori letti dai due amici e utili alla loro formazione si mescoleranno senza soluzione di continuità a tutti i demoni abilitati a popolare le pagine di Cosimo Argentina: «la martoriata città natale»[2], le ombre di via Calabria – sede dei più aspri conflitti – e il peso di una famiglia sempre inadeguata faranno da proscenio ai fallimenti di eroi o antieroi che ricordano da vicino la boutique di inetti e nevrotici allestita nel corso del tempo dall’autore di Mas (alias Maschio adulto solitario). Si sommino a questi argomenti quel particolare rapporto con il male, quel ruolo salvifico conferito alle donne e quel pendant  tra il Settentrione e la realtà tarantina che diverranno la cifra della successiva produzione di Argentina.

Bukowski, Céline, Choukri, Defoe e Márquez: chi volesse conoscere gli autori che hanno accompagnato la giovinezza del tarantino non avrebbe necessità – dopo la lettura di questo prontuario – di chiederglielo in un’intervista. E questa è l’informazione meno eclatante tra quelle presenti in quel libro scritto a quattro mani. Si consideri la già citata via Calabria, «una specie di cuore nero»[3] –  per ammissione dello stesso narratore – che comparirà poi nelle pagine di Cuore di cuoio e Vicolo dell’acciaio: la strada che accoglierà i sogni infranti del mancato calciatore Camillo Marlo e il suicidio del padre di Mino Palata, protagonisti dei rispettivi romanzi, ospita nel 1991 la solitudine di Valentino, uno dei «soli in perenne stato d’eclisse»[4] che, invischiato in un sesso problematico e in una vita approssimativa, palesa tutte quelle mancanze proprie dei personaggi dello scrittore, risolte e aggiornate dopo diciassette anni dal Colombia di Maschio adulto solitario.

Non ancora presente nell’operetta giovanile la famiglia: o meglio non presente nelle modalità esplicitate altrove. Eppure quella «casa in cui pioveva odio, malumore e paternali»[5] citata in Bevitori ben si acconcia con i padri violenti e le madri sbagliate ricevuti in sorte dagli inetti partoriti dalla penna dell’autore. Non si dimentichi ancora quel conflitto cerebrale tra bene e male presente da sempre in Argentina, scontro nel quale «le acque lacustri lottano per avere la meglio sulle paludi»[6]: come non vedere in questa realtà le misere rivincite del Dagoberto di Bar Blu Seves, gli scatti d’ira sui più deboli del già citato Dànilo o la fredda vendetta del Maresca de L’umano sistema fognario? Anche la partenza, l’esilio volontario che l’autore si impone in terra lombarda (e che caratterizzerà i suoi primi due romanzi) è certificato in questo libretto proprio nel momento del suo concretizzarsi: l’addio ad una Taranto sempre opprimente[7], «così sgradita da dover[la] amare»[8] e le successive corse per le autostrade di Desio e Seregno sono documentate con innocenza da un uomo ancora inconsapevole degli sviluppi che quelle (dis)avventure porteranno nella sua vita e – di riflesso – nella sua scrittura.

Si emendi dunque questo errore, e non per semplice erudizione bibliografica. Il Ciocri e le sue peripezie sono importanti nella scrittura di Argentina, ma non ne sono il fondamento: il cantiere non è stato eretto sui navigli milanesi né in un’accademia militare modenese. Gli operai hanno scavato a Taranto: hanno posto lì i pilastri di un’abitazione sconcertante, costruita in oltre vent’anni (questo il tempo che va dal Valentino di Bevitori al Maresca de L’umano sistema). Le radici sono tra i due mari, non su una quattro corsie del Settentrione. Le prime presse non sono quelle di un editore veneziano: Cosmo, il primo Argentina, nasce a Brindisi, presso una tipografia forse ormai chiusa, probabilmente demolita o affittata al miglior offerente.

[1] Si rammenti il personaggio di Cosmo in Viaggiatori a sangue caldo, Roma, Avagliano editore, 2005.

[2]  C. ARGENTINA – S. CARACCIOLO, Bevitori di birra che camminano, Brindisi, Tipografia Abicca, 1991, p. 5.

[3] Intervista rilasciata a chi scrive da Cosimo Argentina nel mese di luglio 2015.

[4]  C. ARGENTINA – S. CARACCIOLO, Bevitori di birra che camminano, cit., p. 52.

[5] Ivi, p. 63.

[6] Ivi, p. 37.

[7] Ivi, p. 63.

[8] V. BODINI, La luna dei Borboni, a cura di A. Mangione, Nardò, Besa, 2006.

 

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